Il maritozzo espressione della romanità
Il maritozzo è un dolce tipico della tradizione romana ed è anche tra i miei dolci preferiti.
Il primo dicembre p.v. a Roma si celebrerà il Maritozzo Day, molti esercizi della capitale prepareranno edizioni speciali sia dolci che salate oltre alla versione classica con la panna che vi propongo oggi.
Se siete di Roma trovate qui per scaricare il coupon per riceverne uno in omaggio presso gli esercizi che aderiranno alla giornata evento.
UN DOLCE ROMANO DALLE ORIGINI ANTICHE
Sembra che il maritozzo sia un dolce dalle origini molto antiche.
Già al tempo dei romani venivano fatte delle pagnottelle addolcite con miele e uvetta e pare che il maritozzo derivi da queste.
In origine tuttavia aveva le sembianze di una pagnotta ed era fatta con farina, uova, miele, burro e sale.
La storia dice che nei secoli le donne li preparassero, inserendoli nelle bisacce di stoffa dei braccianti per farglieli portare durante le lunghe giornate di faticoso lavoro affinché avessero qualcosa di energetico con cui rifocillarsi.
Più tardi nel Medioevo, invece, assunse la veste di dolce tipico della Quaresima ma aveva una fattezza un po’ diversa; era più piccolo, più ambrato e l’impasto veniva arricchito con uvetta, pinoli e canditi.
Si dice che “er santo maritozzo” era una delle poche deroghe concesse durante il periodo quaresimale.
LE LEGGENDE SUL MARITOZZO
Due sono le leggende sul maritozzo, secondo la più diffusa, e raccontata anche da Gioacchino Belli, il maritozzo era il dono che il fidanzato regalava alla promessa sposa il primo venerdì di marzo corrispondente all’odierno S.Valentino.
Il dolce aveva una decorazione in zucchero che rappresentava due cuori trafitti e molto spesso all’interno c’era un anello o un piccolo oggetto d’oro come dono.
Così Luigi Zanazzo, poeta e antropologo romano descriveva “Li Maritòzzi”:
<<Una mucchia d’anni fa, dda noi, s’accostumava, in tempo de Quaresima, er primo vennardì de marzo, de portà’ a rigalà’ er maritózzo a l’innammorata. ’Sto maritózzo però era trenta o quaranta vorte ppiù ggranne de quelli che sse magneno adésso; e dde sopre era tutto guarnito de zucchero a ricami. In der mezzo, presempio, c’ereno du’ cori intrecciati, o ddu’ mane che sse strignéveno; oppuramente un core trapassato da una frezza, eccetra, eccetra: come quelle che stanno su le lettere che sse scriveno l’innammorati. Drento ar maritòzzo, quarche vvorta, ce se metteveno insinenta un anello, o quarch’antro oggetto d’oro. Tra ll’antre cose che ricordeno ’sto custume, che oramai nun s’aùsa ppiù dda gnisun innammorato, ciavemo diversi ritornelli>>
In base a un’altra tesi, invece, a preparare questo dolce erano le ragazze in età da marito che portavano nella piazza del paese, la più brava si sarebbe guadagnata il privilegio di essere corteggiata dai più bei giovani del paese.
IL NOME MARITOZZO TRA LEGGENDA E INTERPRETAZIONI AMBIGUE
L’origine del nome è agganciata alla leggende del dono fatto dal futuro marito alla fidanzata.
Le future spose che lo ricevEvano in dono, infatti, usavano chiamare burlescamente (o in modo canzonatorio come si dice nella roma verace) il futuro sposo “maritozzo”, omen nomen da qui pare deriverebbe il nome di questo dolce.
Ma c’è anche chi, come taccuini strorici, gli attribuisce una simbologia più allusiva..!
ODE AL MARITOZZO ROMANO CON LA PANNA
Per celebrare la giornata del dolce romano che amo di più credo che questa poesia popolare sia la perfetta espressione del languore che il maritozzo possa ispirare: “Me stai de fronte, lucido e ‘mbiancato, la panna te percorre tutto in mezzo, co ‘n sacco de saliva nella gola, te guardo ‘mbambolato e con amore. Me fai salì er colesterolo a mille, lo dice quell’assillo d’er dottore, ma te dirò, mio caro maritozzo, te mozzico, poi pago er giusto prezzo” (Ignazio Sifone, Ode ar maritozzo, Garbatella, 1964)“.
Se vi ho ispirato, ecco la ricetta da seguire per realizzarli…
GUESTING MARITOZZO ROMANO DOLCE
E’ con piacere che segnalo che la ricetta del mio maritozzo romano è ospite nelle sezione blog stellati del giornale on line Spadellandia dove troverete tante altre ricette.
Nel post a me dedicato troverete anche una breve presentazione di me e di come sia nata la mia passione per la cucina.
Se siete curiosi andate a leggerla….
Intanto vi lascio la ricetta per realizzare questi delizioni maritozzi in versione mignon .
Ingredienti per 10 maritozzi piccoli:
- 180 g di farina manitoba
- 70 g di farina 00
- 6 g di lievito di birra fresco
- 50 ml di latte intero
- 100 ml di acqua tiepida
- 35 g di margarina (o burro)
- 50 g di zucchero
- 25 g di uva sultanina
- 1 pizzico di sale
- 1 tuorlo (per spennellare)
Procedimento:
Mettete in ammollo l’uvetta in acqua tiepida per 15 minuti poi strizzatela e tenetela da parte.
Radunate in una contenitore il latte e l’acqua tiepidi (a una temperatura intorno ai 37° gradi non di più), aggiungete il lievito di birra sbriciolato e mescolate fin quando non risulterà ben sciolto nei liquidi.
Inserite quindi le farine setacciate, la margarina (a temperatura ambiente) a pezzetti, lo zucchero il pizzico di sale, le farine setacciate e iniziata a impastare.
Quando l’impasto risulterà ben incordato, mettetelo in una ciotola pulita, sigillatela con la pellicola trasparente (non deve stare a contatto con l’impasto) e lasciate lievitare per un’ora in un ambiente asciutto al riparo da correnti d’aria.
Io in genere lo metto nell’abitacolo del forno spento (e non riscaldato) con la luce accesa (prima lievitazione).
Dopodiché riprendete l’uvetta, asciugatela bene con della carta assorbente e passatela nella farina.
Aggiungetela quindi all’impasto lievitato e impastate di nuovo.
Dividete l’impasto in 10 piccoli pezzi.
Prendetene ciascuno, tirate i quattro bordi esterni e portateli verso la parte inferiore (come si fa quando rimboccate le coperte a qualcuno per intenderci).
Ripetete l’operazione due volte poi date la panetto una forma ovale.
Iniziate pressando delicatamente con i palmi la parte centrale in modo che le estremità si allunghino un po’ e da rotondo assuma la forma ovale.
Man mano che li formate adagiateli su una teglia ricoperta di carta forno ben distanziati fra loro.
Lasciateli lievitare ancora per un’ora fino a quando saranno belli gonfi (seconda lievitazione).
Sbattete con una forchetta il tuorlo poi con un pennello da cucina pennellate la superficie di ciascun maritozzo.
Preriscaldate il forno a 180° (statico), poi prima di infornare diminuite al temperatura a 160°, infornate i maritozzi per circa 15/16 minuti.
Sfornate e lasciateli raffreddare.
Nel frattempo montate la panna ben ferma.
Una volta raffreddati i maritozzini, apriteli praticando un taglio orizzontale a 2/3 dell’altezza del maritozzo con un coltello a seghetta.
visitare.
Farcite ciascun maritozzo con la panna, lisciate la panna con un coltello a lama liscia.
Consumateli freddi preferibilmente in giornata.
Se siete amanti del maritozzo provate anche mia la versione salata con ricotta e salame.
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